I precursori della carta: dalla pietra al papiro
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La carta è stata inventata alcuni millenni dopo della scrittura, sebbene sia un importante supporto per scrivere. Gli uomini primitivi, infatti, cominciarono a tracciare graffiti, ma i Sumeri, popolo dell’antica Mesopotamia, possono essere considerati gli inventori della scrittura: circa 5500 anni fa, come supporto per i loro testi, utilizzavano tavolette di argilla, un fango molto presente nelle loro pianure, che stendevano su tavolette, poi incidevano i segni e lo lasciavano asciugare.
Successivamente, gli Egizi svilupparono la loro scrittura chiamata geroglifica (scrittura sacra) e, intorno al 3000-3500 a.C., inventarono un sopporto simile alla carta: il papiro.

Il papiro, considerato come pietra miliare per l’evoluzione storica della scrittura, prende il nome da una pianta acquatica (Cyperuspapyrus), allora molto diffusa non solo lungo le sponde del Nilo ma anche in Palestina ed in Sicilia.
Il midollo della pianta è composto da una specie di pellicole lunghe e strette troppo sottili e troppo piccole per scrivere su ognuna di loro. Per tale motivo, la parte superiore della pianta veniva tagliata in strisce longitudinali larghe pochi centimetri e lunghe oltre un metro, che venivano poi disposte l’una accanto all’altra su un piano orizzontale, in modo da formare uno strato continuo il più possibile omogeneo.
Su questo strato veniva disposto un altro in modo perpendicolare. Il reticolo così composto veniva poi bagnato e pressato affinché le sostanze collanti contenute nelle fibre della pianta facessero aderire i due strati sovrapposti e messo poi ad asciugare all’aria: il “foglio”, così formato, era già un valido supporto per la scrittura anche se poco maneggevole.
Gli Egizi incollando i margini di più fogli di papiro delle stesse dimensioni, ottenevano una striscia che per essere utilizzata veniva arrotolata attorno ad un bastoncino, costituendo quello che sarebbe stato l’antesignano del nostro libro, il “Volumen” o rotolo.