In un’era dove la sostenibilità ambientale è più che mai al centro dell’attenzione, il riciclo della carta rappresenta un tassello fondamentale per la conservazione delle risorse naturali e la riduzione dell’inquinamento. Questo processo non solo contribuisce alla salvaguardia delle foreste, ma gioca anche un ruolo cruciale nella diminuzione dell’impatto ambientale associato alla produzione di carta nuova.
Come avviene il riciclo della carta
Il processo di riciclo della carta inizia con la raccolta di materiale usato, che viene poi trasportato a un impianto di riciclo. Qui, la carta viene separata in base al tipo e alla qualità, per poi essere lavata e privata di inchiostri, adesivi e qualsiasi altro residuo. Successivamente, viene frantumata e mescolata con acqua per creare una pasta. Questa pasta può essere poi depurata ulteriormente e, se necessario, sbiancata, prima di essere trasformata in nuova carta o cartone.
Il riciclo della carta non solo riduce la necessità di utilizzare risorse vergini, ma impiega anche meno energia e acqua rispetto alla produzione di carta nuova. Inoltre, minimizza la quantità di rifiuti che finisce in discarica, contribuendo significativamente alla riduzione delle emissioni di gas serra.
L’Utilizzo di carta riciclata in Italia e nel Mondo
In Italia, l’industria della carta riciclata è in continua espansione. Secondo i dati forniti da Comieco, il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi a Base Cellulosica, il tasso di raccolta e riciclo della carta in Italia è tra i più alti in Europa, con milioni di tonnellate di carta riciclata ogni anno. Questo non solo dimostra l’impegno del paese verso la sostenibilità ambientale, ma sottolinea anche l’efficacia del sistema di raccolta differenziata e del ciclo di riciclo.
A livello globale, l’utilizzo di carta riciclata sta guadagnando terreno come pratica standard nell’industria della carta e del cartone. Paesi in tutto il mondo stanno adottando politiche più rigorose per promuovere il riciclo della carta, riconoscendo il suo valore nel ridurre l’impatto ambientale dell’industria cartaria. L’incremento dell’uso di carta riciclata contribuisce significativamente alla lotta contro la deforestazione e al risparmio energetico, sottolineando l’importanza di pratiche sostenibili in ogni settore.
Conclusione
Il riciclo della carta è un elemento chiave nella strategia globale per la sostenibilità ambientale. Attraverso il riciclo, è possibile ridurre significativamente l’impatto ambientale associato alla produzione e allo smaltimento della carta, promuovendo al contempo l’economia circolare. L’Italia, insieme ad altri paesi in tutto il mondo, sta dimostrando che con l’impegno collettivo e le politiche adeguate, è possibile fare grandi passi verso un futuro più verde e sostenibile. Continuare a promuovere e migliorare il riciclo della carta è essenziale per proteggere le nostre risorse naturali e garantire la salute del nostro pianeta per le generazioni future.
È fin troppo facile accorgersi che oggi siamo sommersi da un mare di carta e di cartone a tal punto che questi prodotti possiamo considerarli come parte integrante del nostro vivere quotidiano, della nostra cultura e del nostro costume.
Il forte incremento della richiesta di carta e la grande diversificazione degli usi cui è destinata hanno aggravato il problema dello spreco; perciò, si comprende bene che bisogna avere rispetto della carta usata che, se riciclata, può essere nuovamente utilizzata diventando, quindi, una risorsa; la carta è, infatti, un prodotto naturale, biodegradabile, riciclabile e, come tale, amico dell’uomo.
La carta è stata inventata alcuni millenni dopo della scrittura, sebbene sia un importante supporto per scrivere. Gli uomini primitivi, infatti, cominciarono a tracciare graffiti, ma i Sumeri, popolo dell’antica Mesopotamia, possono essere considerati gli inventori della scrittura: circa 5500 anni fa, come supporto per i loro testi, utilizzavano tavolette di argilla, un fango molto presente nelle loro pianure, che stendevano su tavolette, poi incidevano i segni e lo lasciavano asciugare.
Successivamente, gli Egizi svilupparono la loro scrittura chiamata geroglifica (scrittura sacra) e, intorno al 3000-3500 a.C., inventarono un sopporto simile alla carta: il papiro.
Lavorazione del Papiro.
Il papiro, considerato come pietra miliare per l’evoluzione storica della scrittura, prende il nome da una pianta acquatica (Cyperuspapyrus), allora molto diffusa non solo lungo le sponde del Nilo ma anche in Palestina ed in Sicilia.
Il midollo della pianta è composto da una specie di pellicole lunghe e strette troppo sottili e troppo piccole per scrivere su ognuna di loro. Per tale motivo, la parte superiore della pianta veniva tagliata in strisce longitudinali larghe pochi centimetri e lunghe oltre un metro, che venivano poi disposte l’una accanto all’altra su un piano orizzontale, in modo da formare uno strato continuo il più possibile omogeneo.
Su questo strato veniva disposto un altro in modo perpendicolare. Il reticolo così composto veniva poi bagnato e pressato affinché le sostanze collanti contenute nelle fibre della pianta facessero aderire i due strati sovrapposti e messo poi ad asciugare all’aria: il “foglio”, così formato, era già un valido supporto per la scrittura anche se poco maneggevole.
Gli Egizi incollando i margini di più fogli di papiro delle stesse dimensioni, ottenevano una striscia che per essere utilizzata veniva arrotolata attorno ad un bastoncino, costituendo quello che sarebbe stato l’antesignano del nostro libro, il “Volumen” o rotolo.
Nella città greca di Pergamo (da qui il nome pergamena), come supporto per la scrittura si cominciarono ad utilizzare le pelli di capra, montone o pecora (per questo motivo viene chiamata anche carta-pecora). Da una sola pelle, separando più strati, si potevano ricavare diversi fogli che venivano raschiati dai resti di grasso e di carne e messi ad asciugare su telai che li tenevano tesi . Il prodotto finale era la pergamena, un materiale chiaro, uniforme e resistente e che, se vecchio, poteva essere raschiato dalla scrittura precedente ed essere anche riutilizzato. Tale materiale non poteva arrotolarsi a causa della sua rigidità, per cui si iniziarono a piegare i fogli di pergamena e i volumen furono sostituiti dal codex (codice) e dal liber (libro). Esso venne utilizzato in Europa durante tutto il Medioevo, fino all’introduzione della carta vera e propria.
Le origini della carta si fanno risalire ai Cinesi che la inventarono approssimativamente nel 105 d.C. Il ministro cinese, Ts’ai Lun, secondo la leggenda, si recava ogni giorno presso uno stagno adibito a lavatoio: lì, meditava ed osservava le donne lavare i panni. Un giorno si accorse che le fibrille, precedentemente staccatesi dai panni logori a causa dello strofinio e della sbattitura esercitati dalle lavandaie, si accumulavano e si riunivano a mo’ di tessuto. Ts’ai Lun raccolse con delicatezza il sottile velo di fibrille feltratesi (attaccati gli uni agli altri) in un’ansa dello stagno e lo pose ad essiccare. Nacque così un foglio di una certa consistenza, di colore biancastro ed idoneo per sopportare la scrittura. Ts’ai Lun come materia prima per la produzione della carta utilizzò la corteccia del gelso da carta. La parte fibrosa della corteccia veniva messa a macerare in acqua, risciacquata e, successivamente, battuta in mortai di pietra fino ad ottenere una pasta uniforme di fibre cellulosiche.
Questa pasta, opportunamente diluita con acqua, veniva messa su un graticcio costituito da sottilissime canne di bambù per prendere la forma. Attraverso il graticcio la pasta perdeva acqua e le fibre, feltratesi tra loro, restavano in superficie formando un foglio di opportuno spessore, che veniva essiccato all’aria.
In Cina si fabbricavano i più svariati tipi di carta, con canapa, steli teneri di bambù, scorza del gelso, germogli di giunco, muschio e licheni, paglia di grano e riso, bozzoli del baco da seta, ma predominava quella fatta di stracci. Le varietà erano numerose e venivano man mano perfezionate ed utilizzate non solo come supporto per la scrittura ma anche come mezzo di diffusione della cultura.
Dal V secolo in poi la carta si diffuse in tutto l’impero in forme svariate ed elaborate, ma rimase un segreto della Cina fino all’VIII secolo, quando, nel 751 d.C., gli Arabi sconfissero i Cinesi in battaglia e a Samarcanda presero come prigionieri degli operai di cartiere che insegnarono loro la tecnica di fabbricazione della carta. In questo centro, ricco di acqua, canali di irrigazione e campi di lino e canapa, sorse la prima cartiera.
Successivamente, la produzione di carta si diffuse nella città di Bagdad, a Damasco, in Egitto ed in Africa Settentrionale, arrivando a Palermo e poi in Spagna, dove sorse la prima cartiera d’Europa (1009).
Il lino era un elemento molto importante da cui si ricavavano le materie per la produzione di tele e stracci; con il passare del tempo, tuttavia, ci fu una tale penuria di stracci da stimolare, nel XIII secolo, in tutta Europa la ricerca di materiali sostitutivi. Fu così che un francese, nel 1719, osservando le vespe mentre costruivano il loro nido , suggerì di provare ad usare il legno per fabbricare la carta. Le prove che vennero fatte ebbero esito positivo, tuttavia solo nel XIX secolo la pasta di legno si diffonderà e il legno diventerà la principale materia prima per la fabbricazione della carta.
L’Italia ebbe le sue prime cartiere ad Amalfi e a Fabriano, per poi diffondersi a Bologna, Genova ed in Piemonte, Toscana e Veneto.
I cartai italiani, inoltre, furono i primi a servirsi di filigrane per contrassegnare la propria carta, usanza assolutamente sconosciuta ai Cinesi e agli Arabi.
Dalla scoperta del mandarino Ts’ai Lun fino alla fine del XVIII secolo, la carta veniva fabbricata esclusivamente a mano, immergendo la “forma” nel tino contenente la sospensione fibrosa.
Ancora oggi, ma solo per pochi e speciali usi (quali ad esempio la carta da lettere di lusso, la carta speciale da disegno, per mappe catastali, finissima da acquerello, speciale da stampa, filigranata ed alcuni speciali tipi di carta valori) la carta viene fabbricata con gli stessi procedimenti.
Il XVII secolo vide una notevole innovazione apportata in Olanda: vasche anulari di forma ovale in cui un cilindro munito di lame contemporaneamente sfilacciava e raffinava le fibre, ottenendo una carta più bianca ed omogenea anche se meno resistente perché le fibre venivano tagliate anziché schiacciate.
Nel dicembre del 1798 , il francese Louis-Nicolas Robert depositò un brevetto di una macchina per fare una carta lunghissima, ideando la prima macchina continua che fu, successivamente, perfezionata in Gran Bretagna.
A determinare l’affermazione dell’industria cartaria nella sua forma attuale contribuì anche l’importantissima scoperta di Federico Gottlob Keller che, nel 1844, ottenne la pasta di legno meccanica sfibrando per la prima volta il legno con mole di pietra. Alla scoperta della cellulosa sono legati i nomi di Meillier (1852) che pose a cuocere della paglia con soda caustica in un bollitore sferico e di Tilghman che riuscì a produrre cellulosa partendo dal legno e usando particolari soluzioni chimiche. Al 1882 risale il procedimento Ritte-Kellner e al 1883 quello di Dahl, che aprì la via all’utilizzo della cellulosa come materia prima.
Dalla fine del 1800, dunque, le innovazioni non sono state di processo bensì di miglioramento della produttività , della velocità e della larghezza delle macchine continue per carta . Si pensi che nel 1800 per fabbricare una tonnellata di carta erano necessarie circa 4000 ore di lavorazione, mentre oggi, a seconda delle caratteristiche che si vogliono ottenere, ne servono da due a venti; la produttività è, quindi, aumentata di circa 1000 volte
La carta è un materiale formato da milioni di fibre vegetali di cellulosa , saldate insieme tra loro e ad altri materiali (coloranti, collanti, sostanze minerali).
La principale materia prima utilizzata per fare la carta è il legno la cui struttura si può paragonare ad un fascio di tubi sottili le cui pareti sono formate da due elementi principali: milioni e milioni di fibredicellulosa, simili a minuscole nervature che costituiscono la parte resistente, avvolte in una guaina di lignina, un collante naturale che riveste ogni fibra cementandola a quelle vicine.
Nella produzione della carta le materie prime si distinguono in:
materie prime fibrose;
materie prime non fibrose.
Le prime concorrono in misura prevalente alla produzione, rappresentano circa l’80% delle materie prime impiegate, costituiscono la differenza macroscopica fra i diversi tipi di carte o cartoni che si otterranno.