Il Nucleare in Italia.

L’inizio del programma nucleare in Italia si colloca nel contesto del dopoguerra, quando il Paese, in pieno miracolo economico (vedi Piano Marshall), iniziava a sperimentare una crescita economica significativa che portava con sé una crescente domanda di energia. Questo periodo vide anche l’inizio di una campagna internazionale promossa dal Presidente americano Dwight Eisenhower, nota come “Atoms for Peace”, che mirava a promuovere l’uso pacifico dell’energia nucleare.

Contesto Internazionale e Nazionale.

Negli Stati Uniti, già dal 1951, erano stati realizzati i primi prototipi di reattori che fornivano energia elettrica adatta all’uso civile. La campagna “Atoms for Peace” lanciata nel 1953, e a partire dalla metà degli anni ’50, iniziò la costruzione delle prime grandi centrali nucleari, prima negli USA e poi anche in Europa.

L’Italia e il Nucleare.

L’Italia, pur partendo svantaggiata rispetto ad altri Paesi a causa di un apparato industriale fragile e debole post-seconda guerra mondiale, iniziò rapidamente a recuperare terreno. La crescita economica e l’industrializzazione portarono a una maggiore richiesta di energia. Le centrali idroelettriche esistenti e l’importazione di energia non bastavano a soddisfare il fabbisogno crescente, spingendo il paese a cercare nuove fonti di energia.

La risposta al bisogno energetico.

La risposta a questo bisogno energetico fu l’interesse verso l’energia nucleare. L’ENI, guidata da Enrico Mattei, e altre società private iniziarono a interessarsi all’energia nucleare come mezzo per garantire l’autonomia energetica dell’Italia. Questo interesse portò, alla fine degli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60, alla realizzazione delle prime tre centrali nucleari italiane, segnando l’inizio ufficiale del programma nucleare nel paese.

Le Prime Centrali Nucleari.

Le prime centrali nucleari italiane furono:

  1. Centrale di Borgo Sabotino: Vicino a Latina, fu la prima ad operare, realizzata tra il 1958 e il 1963. Inizialmente promossa dall’ENI, entrò in funzione grazie agli sforzi congiunti di società statali e private.
  2. Centrale del Garigliano: Vicino a Caserta, iniziò ad operare nel 1964. Era intesa a supportare lo sviluppo industriale del Sud Italia, ma fu chiusa nel 1982 a causa di problemi tecnici e proteste locali.
  3. Centrale di Trino Vercellese: In Piemonte, iniziò ad operare nel 1965. Fu realizzata con capitali sia statali che privati, inclusi investitori americani, e rappresentò un successo dal punto di vista della produzione energetica.

Queste centrali segnarono l’inizio dell’era nucleare in Italia, un periodo di speranze e aspettative per l’indipendenza energetica del paese. Tuttavia, il cammino del nucleare in Italia sarebbe stato segnato da alti e bassi, influenzato da fattori interni ed esterni, compresi incidenti nucleari internazionali e cambiamenti nella percezione pubblica e politica riguardo alla sicurezza e all’ambientalismo.

Il declino del programma nucleare in Italia è stato influenzato da una serie di eventi, cambiamenti politici e sociali, nonché da incidenti nucleari internazionali che hanno modificato radicalmente la percezione pubblica e la politica energetica del Paese.

Qui puoi visualizzare un tour virtuale tra le centrali nucleari italiane.

Cambiamenti politici e sociali.

Negli anni ’60 e ’70, l’Italia vide significativi cambiamenti politici e sociali che influenzarono direttamente il programma nucleare. La nazionalizzazione dell’energia elettrica nel 1962, con la creazione dell’ENEL (Ente Nazionale per l’Energia Elettrica), portò tutte le centrali elettriche, comprese quelle nucleari, sotto il controllo statale. Questo cambiamento mirava a ottimizzare la produzione e distribuzione dell’energia elettrica ma introdusse anche nuovi livelli di complessità e burocrazia nella gestione del nucleare.

Crisi energetiche e ambientalismo.

La crisi petrolifera del 1973 e l’emergere di un movimento ambientalista globale portarono a un ripensamento dell’energia nucleare. L’aumento dei prezzi del petrolio avrebbe potuto favorire un maggiore investimento nel nucleare, ma contemporaneamente cresceva la consapevolezza dei rischi ambientali e della sicurezza legati all’energia nucleare. In Italia, come nel resto del mondo, si sviluppò un forte movimento ambientalista che iniziò a sollevare dubbi sull’energia nucleare, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle scorie radioattive e il rischio di incidenti.

Incidenti nucleari Internazionali.

La percezione pubblica del nucleare in Italia fu fortemente influenzata da due incidenti nucleari di rilievo internazionale:

  1. Three Mile Island (1979): L’incidente alla centrale nucleare di Three Mile Island negli Stati Uniti evidenziò i rischi associati all’energia nucleare, anche in un paese con elevati standard di sicurezza. Sebbene non ci fossero state vittime dirette, l’incidente sollevò preoccupazioni globali sulla sicurezza delle centrali nucleari.
  2. Chernobyl (1986): L’esplosione del reattore nella centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina (allora parte dell’URSS) ebbe un impatto devastante, con conseguenze ambientali e sanitarie a lungo termine. La nube radioattiva che raggiunse anche l’Italia e altri paesi europei accentuò ulteriormente le preoccupazioni sulla sicurezza nucleare e alimentò il dibattito pubblico contro l’uso dell’energia nucleare.

Il Referendum del 1987.

Il culmine del declino del programma nucleare in Italia fu il referendum del 1987, indetto a seguito del disastro di Chernobyl. Il referendum propose la cessazione del programma nucleare italiano, e l’esito fu una netta vittoria dei “sì”, con una larga maggioranza degli italiani che si espresse a favore dell’abbandono dell’energia nucleare. Di conseguenza, tutte le centrali nucleari esistenti furono gradualmente dismesse, e i piani per nuove centrali furono cancellati.

Dopo il Referendum.

Nonostante il chiaro verdetto del referendum, il dibattito sul nucleare in Italia non si è mai completamente spento. Periodicamente, si sono riaccese discussioni sull’opportunità di rivisitare l’opzione nucleare, soprattutto in risposta alle crisi energetiche e alla necessità di ridurre la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero. Tuttavia, eventi come il disastro di Fukushima nel 2011 hanno rafforzato la posizione anti-nucleare, confermando la scelta dell’Italia di non perseguire ulteriormente lo sviluppo dell’energia nucleare.

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Ordine cronologico

L’importanza del riciclo della carta: Un passo verso la sostenibilità

In un’era dove la sostenibilità ambientale è più che mai al centro dell’attenzione, il riciclo della carta rappresenta un tassello fondamentale per la conservazione delle risorse naturali e la riduzione dell’inquinamento. Questo processo non solo contribuisce alla salvaguardia delle foreste, ma gioca anche un ruolo cruciale nella diminuzione dell’impatto ambientale associato alla produzione di carta nuova.

Come avviene il riciclo della carta

Il processo di riciclo della carta inizia con la raccolta di materiale usato, che viene poi trasportato a un impianto di riciclo. Qui, la carta viene separata in base al tipo e alla qualità, per poi essere lavata e privata di inchiostri, adesivi e qualsiasi altro residuo. Successivamente, viene frantumata e mescolata con acqua per creare una pasta. Questa pasta può essere poi depurata ulteriormente e, se necessario, sbiancata, prima di essere trasformata in nuova carta o cartone.

Il riciclo della carta non solo riduce la necessità di utilizzare risorse vergini, ma impiega anche meno energia e acqua rispetto alla produzione di carta nuova. Inoltre, minimizza la quantità di rifiuti che finisce in discarica, contribuendo significativamente alla riduzione delle emissioni di gas serra.

L’Utilizzo di carta riciclata in Italia e nel Mondo

In Italia, l’industria della carta riciclata è in continua espansione. Secondo i dati forniti da Comieco, il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi a Base Cellulosica, il tasso di raccolta e riciclo della carta in Italia è tra i più alti in Europa, con milioni di tonnellate di carta riciclata ogni anno. Questo non solo dimostra l’impegno del paese verso la sostenibilità ambientale, ma sottolinea anche l’efficacia del sistema di raccolta differenziata e del ciclo di riciclo.

A livello globale, l’utilizzo di carta riciclata sta guadagnando terreno come pratica standard nell’industria della carta e del cartone. Paesi in tutto il mondo stanno adottando politiche più rigorose per promuovere il riciclo della carta, riconoscendo il suo valore nel ridurre l’impatto ambientale dell’industria cartaria. L’incremento dell’uso di carta riciclata contribuisce significativamente alla lotta contro la deforestazione e al risparmio energetico, sottolineando l’importanza di pratiche sostenibili in ogni settore.

Conclusione

Il riciclo della carta è un elemento chiave nella strategia globale per la sostenibilità ambientale. Attraverso il riciclo, è possibile ridurre significativamente l’impatto ambientale associato alla produzione e allo smaltimento della carta, promuovendo al contempo l’economia circolare. L’Italia, insieme ad altri paesi in tutto il mondo, sta dimostrando che con l’impegno collettivo e le politiche adeguate, è possibile fare grandi passi verso un futuro più verde e sostenibile. Continuare a promuovere e migliorare il riciclo della carta è essenziale per proteggere le nostre risorse naturali e garantire la salute del nostro pianeta per le generazioni future.

La svolta storica della COP28 o fumo negli occhi?

Introduzione: un momento importante per il Clima Globale

La 28ª Conferenza delle Parti (COP28) tenutasi a Dubai si è conclusa con un accordo importante che dovrebbe segnare un cambiamento significativo nella lotta globale contro il cambiamento climatico. Per la prima volta, i Paesi partecipanti hanno unanimemente approvato un documento che richiede una transizione dai combustibili fossili, segnando un momento significativo nel contesto delle negoziazioni climatiche internazionali. Ma come stanno realmente le cose?

Contesto e significato dell’Accordo

L’Importanza storica secondo Sultan Al Jaber

Durante la sessione plenaria finale della Conferenza sul clima, i delegati hanno adottato una bozza proposta dagli Emirati Arabi Uniti, ricevendo una standing ovation e prolungati applausi. Sultan Al Jaber, presidente della Conferenza, ha definito questo momento come una “decisione storica” per accelerare l’azione climatica e ha sottolineato l’importanza di gettare le basi per un cambiamento significativo. L’accordo, frutto di due settimane di intensi negoziati tra quasi 200 nazioni, mira a rafforzare l’azione climatica globale per mantenere l’aumento della temperatura entro un grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali.

Il “Global Balance”

Un elemento centrale dell’accordo è il “Global Balance”, con l’obiettivo di rafforzare l’azione sul clima per contenere, come abbiamo già detto, l’aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Questo obiettivo ambizioso si allinea con l’Accordo di Parigi del 2015 e riflette un crescente consenso scientifico sull’urgenza di azioni più decisive. In questo modo si invitano gli Stati a iniziare una transizione ordinata ed equa dai combustibili fossili, con l’obiettivo di raggiungere emissioni zero entro il 2050. Questa transizione è stata una priorità per l’Unione europea, altre economie industrializzate, e Paesi particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici.

Analisi dell’Accordo

Fino all’ultima sessione plenaria, c’era incertezza se un accordo così significativo sarebbe stato accettato dai Paesi produttori di petrolio, come l’Arabia Saudita. Tuttavia, il presidente della COP28, Sultan Al Yaber degli Emirati Arabi Uniti, ha celebrato il risultato come “storico e senza precedenti”, lodando il duro lavoro delle delegazioni, in particolare nelle ore finali di negoziato che hanno portato al consenso. Ha espresso orgoglio per il ruolo giocato dagli Emirati Arabi Uniti nel facilitare questo risultato storico.

Transizione dai combustibili fossili

L’ultima versione del testo della conferenza sul clima delle Nazioni Unite propone una transizione globale dai combustibili fossili entro il 2050. Questo passaggio è considerato cruciale per contrastare il riscaldamento globale, con un’enfasi particolare su questo decennio come periodo decisivo. Tuttavia, il termine “transition away” utilizzato nel documento è stato riconosciuto come ambiguo e aperto a interpretazioni, lasciando incertezza su se i Paesi dovranno completare l’abbandono dei combustibili fossili entro il 2050.

Dopo un giorno di ritardo, la conferenza ha raggiunto un accordo sulla menzione di tutti i combustibili fossili, includendo petrolio, gas e carbone. Il testo finale ha evitato di usare l’espressione “eliminazione graduale”, un termine preferito dalla maggior parte dei Paesi ma osteggiato da nazioni come l’Arabia Saudita. Invece, il documento riconosce la necessità di “riduzioni profonde, rapide e durature” delle emissioni di gas serra e chiede agli stati di contribuire a un elenco di azioni climatiche, rispettando le circostanze nazionali.

Sfide e reazioni

Tra le azioni chiave, si prevede di triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. Viene inoltre enfatizzata l’importanza di accelerare gli sforzi per eliminare gradualmente l’uso del carbone, promuovere carburanti a zero o basse emissioni, e favorire una transizione giusta, ordinata ed equa dai combustibili fossili. Questi sforzi sono essenziali per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, un obiettivo che richiede di bilanciare le emissioni di gas serra con quelle assorbite.

Stephen Cornelius del World Wildlife Fund ha sottolineato che l’approvazione di questo testo rappresenterà un momento significativo, poiché per decenni i negoziati sul clima delle Nazioni Unite non hanno affrontato direttamente la questione dei combustibili fossili.

Reazioni e critiche Internazionali

Accoglienza positiva e critiche

L’accordo è stato accolto positivamente da molte nazioni e leader mondiali. John Kerry e Ursula von der Leyen hanno sottolineato il suo ruolo cruciale nell’iniziare l’era post-fossile. Tuttavia, vi sono state anche critiche riguardo alle presunte scappatoie nel testo, con preoccupazioni che alcune nazioni possano continuare a espandere i loro investimenti nei combustibili fossili.

Le voci dei piccoli Stati insulari e dei Paesi in via di sviluppo

L’alleanza dei piccoli Stati Insulari (Aosis) ha espresso preoccupazioni sul fatto che l’accordo potrebbe non essere sufficiente per mantenere l’obiettivo di 1,5 gradi. Questa preoccupazione è condivisa da molti Paesi in via di sviluppo, che sono tra i più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico.

Prospettive future

Verso l’attuazione dell’Accordo

La vera sfida sarà trasformare gli impegni di Dubai in azioni concrete. Ciò richiederà una collaborazione internazionale senza precedenti, investimenti significativi in tecnologie sostenibili e un impegno costante da parte dei governi nazionali.

Innovazioni tecnologiche e economiche

Per raggiungere gli obiettivi stabiliti, sarà essenziale accelerare lo sviluppo e l’adozione di tecnologie rinnovabili e a basso tenore di carbonio. Questo include non solo l’energia solare e eolica, ma anche l’energia nucleare, l’idrogeno a basso contenuto di carbonio e la cattura e lo stoccaggio del carbonio.

Conclusioni: un cammino verso il futuro

L’accordo raggiunto alla COP28 segna un punto di svolta nella storia delle negoziazioni sul clima. Nonostante le sfide e le critiche, esso rappresenta un impegno globale senza precedenti verso un futuro a basse emissioni di carbonio. La strada da percorrere è ancora lunga e piena di ostacoli, ma l’accordo di Dubai offre una base su cui costruire un futuro più sostenibile e resiliente per il pianeta.

Domande e riflessioni

  1. Transizione Energetica Equa: come possono i Paesi garantire una transizione dai combustibili fossili che sia equa e non lasci indietro le economie in via di sviluppo?
  2. Tecnologie di Cattura del Carbonio: qual è il ruolo delle tecnologie emergenti come la cattura e lo stoccaggio del carbonio nella riduzione delle emissioni globali?
  3. Scappatoie e Implementazione: quali sono le sfide principali nell’attuazione di questo accordo, considerando le possibili scappatoie e la necessità di un’azione globale coordinata?

Ricerca del petrolio “Air Gun”

La tecnica “air gun” per la ricerca del petrolio è una metodologia sismica usata nell’esplorazione offshore. Questo articolo esplorerà come funziona questa tecnica, i suoi benefici e le possibili implicazioni negative per l’ambiente, con un focus particolare sulle fonti scientifiche per una comprensione approfondita.

Cos’è la tecnica “Air Gun”?

L’uso di “air gun” in esplorazioni sismiche marine rappresenta uno dei metodi più avanzati per sondare il fondale marino alla ricerca di giacimenti petroliferi. Questa tecnica impiega cannoni ad aria, i quali rilasciano un impulso potente ma controllato di aria compressa nell’acqua. L’onda sonora risultante penetra il fondale marino e si riflette indietro verso la superficie, dove viene catturata da sensori chiamati idrofoni. Questi dati acustici sono poi analizzati per creare immagini dettagliate delle strutture geologiche sottostanti, permettendo agli scienziati di individuare possibili depositi di petrolio e gas.

Benefici dell’impiego dell’Air Gun

L’utilizzo dell’air gun nell’esplorazione sismica marina offre una serie di vantaggi significativi, soprattutto nell’ambito dell’industria petrolifera.

  1. Migliore comprensione Geologica : L’air gun è fondamentale per ottenere una comprensione dettagliata e accurata della geologia sotterranea. Questa tecnica permette agli scienziati di mappare strati geologici profondi, identificando le formazioni rocciose che potrebbero contenere depositi di petrolio o gas naturale. Grazie alla precisione dei dati raccolti, è possibile ridurre notevolmente il rischio di perforazioni non produttive, che rappresentano un costo elevato sia in termini economici sia ambientali. Inoltre, la qualità delle immagini sismiche ottenute consente di distinguere in modo più efficace tra diversi tipi di formazioni rocciose, migliorando la capacità di prevedere la presenza di idrocarburi.
  2. Minimizzazione dell’intervento fisico e risparmio economico: un altro aspetto fondamentale è la riduzione dell’impronta ecologica diretta. A differenza delle tecniche di esplorazione che richiedono perforazioni fisiche, l’air gun è relativamente meno invasivo, riducendo l’impatto sulle aree di esplorazione. Questo è particolarmente rilevante in regioni ecologicamente sensibili, dove l’intervento fisico deve essere minimizzato.Inoltre, questa tecnica è notevolmente più efficiente in termini di tempo e risorse rispetto ad altri metodi sismici. L’air gun permette di coprire vaste aree marine in tempi brevi, fornendo dati essenziali per la pianificazione delle operazioni di esplorazione e produzione. Questo aspetto si traduce in un notevole risparmio economico, riducendo i costi legati sia alla ricerca sia allo sviluppo di nuove risorse energetiche.
  3. Infine, l’air gun contribuisce alla sicurezza delle operazioni di esplorazione. Fornendo immagini dettagliate del sottosuolo, aiuta a identificare potenziali pericoli come fratture o instabilità geologiche, riducendo il rischio di incidenti durante le fasi di perforazione.

Implicazioni ambientali negative

  1. Impatto sulla vita marina: nonostante i benefici, l’uso dell’air gun presenta significative implicazioni ambientali, soprattutto per la vita marina. Gli impulsi sonori generati da questa tecnica sono estremamente potenti e possono viaggiare per chilometri sotto la superficie dell’oceano. Questo rumore può avere un impatto devastante su molte specie marine, in particolare sui mammiferi marini come balene e delfini, che si affidano al suono per la comunicazione, la caccia e la navigazione.Studi hanno dimostrato che l’esposizione a questi forti rumori può causare stress e disorientamento in queste specie, portando in alcuni casi a comportamenti anomali come spiaggiamenti di massa. Inoltre, il rumore può disturbare le abitudini migratorie e riproduttive, influenzando gli equilibri ecologici a lungo termine. Ad esempio, le balene che sono esposte a rumori intensi possono deviare dai loro percorsi migratori abituali, il che può avere ripercussioni sulla loro salute e sulle loro capacità riproduttive.Oltre ai mammiferi marini, anche altre specie marine possono essere influenzate. I pesci e altri organismi marini mostrano cambiamenti nel comportamento alimentare e nella comunicazione a causa dell’inquinamento acustico. Questi cambiamenti possono avere effetti a catena sull’intero ecosistema marino, alterando le dinamiche predatorie e le catene alimentari.L’inquinamento acustico può anche avere effetti negativi sulla biodiversità marina. La perturbazione causata dai suoni intensi può portare all’abbandono di habitat importanti per la riproduzione e l’alimentazione, riducendo la diversità delle specie in determinate aree.Infine, c’è una preoccupazione crescente per gli impatti a lungo termine dell’esposizione costante al rumore sott’acqua. Gli effetti cumulativi dell’esposizione prolungata al rumore possono causare danni fisici agli organismi marini, compresi traumi acustici e potenziali danni all’udito, che possono avere ripercussioni significative sulla sopravvivenza e sul benessere di queste specie.

Ricerche e fonti scientifiche

  • Secondo uno studio pubblicato nel “Journal of Marine Science and Engineering”, l’esposizione a lungo termine al rumore degli air gun può causare stress cronico in mammiferi marini, portando a potenziali impatti sulla loro salute e riproduzione.
  • Una ricerca di “Environmental Science & Technology” ha messo in luce che le onde sonore emesse dagli air gun possono avere effetti non solo sugli animali marini ma anche sulle comunità microbiche e sugli organismi del fondale, alterando gli ecosistemi in modi ancora poco compresi.
  • Un’analisi del “Marine Policy Journal” ha esplorato le implicazioni politiche e regolamentari dell’uso degli air gun, sottolineando la necessità di bilanciare gli interessi economici dell’esplorazione petrolifera con la salvaguardia degli ambienti marini.

Conclusione

Mentre la tecnica “air gun” rappresenta un passo avanti significativo nell’esplorazione petrolifera offshore, le sue ripercussioni sull’ambiente marino non possono essere trascurate. La necessità di ulteriori ricerche, accoppiata a un’attenta valutazione e implementazione di misure regolamentari, è fondamentale per assicurare che l’esplorazione del petrolio proceda in modo sostenibile e responsabile. La sfida sta nel trovare un equilibrio tra il bisogno di risorse energetiche e la protezione degli ecosistemi marini, un compito che richiede collaborazione tra scienziati, industrie e regolatori.

Accordo di Parigi sul clima

Panoramica generale dell’Accordo di Parigi

Storia e contesto

L’Accordo di Parigi è stato adottato il 12 dicembre 2015 durante la COP21 a Parigi ed è entrato in vigore l’anno successivo, il 4 novembre 2016. Questo accordo segna un cambiamento significativo nella lotta globale contro il cambiamento climatico, con l’obiettivo di rafforzare la risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico. È il primo accordo globale che coinvolge quasi tutti i paesi del mondo in un impegno comune per limitare il riscaldamento globale.

Obiettivi

Gli obiettivi principali dell’Accordo di Parigi includono:

  1. Limitare l’aumento della temperatura globale: L’accordo mira a mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C sopra i livelli preindustriali e a proseguire gli sforzi per limitare l’aumento a 1,5°C.
  2. Aumentare la capacità di adattamento: Migliorare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, rafforzando la resilienza e riducendo la vulnerabilità ai suoi effetti.
  3. Allineamento finanziario: Riorientare i flussi finanziari per essere coerenti con un percorso verso uno sviluppo a basse emissioni di gas serra e resiliente al clima.

Struttura e implementazione

  • Contributi Nazionali Determinati (NDCs): Ogni paese partecipante deve presentare piani nazionali (NDCs) che delineano gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra.
  • Aggiornamenti periodici: I paesi devono aggiornare i loro NDCs ogni cinque anni, con l’obiettivo di renderli sempre più ambiziosi nel tempo.
  • Trasparenza e monitoraggio: Un sistema di trasparenza e monitoraggio è stato stabilito per tenere traccia dei progressi compiuti dai paesi verso il raggiungimento dei loro obiettivi NDC.

Partecipazione Globale

Quasi tutti i paesi del mondo hanno aderito all’Accordo di Parigi. Al 2023, 195 parti hanno firmato l’accordo. Questa partecipazione universale è un aspetto chiave dell’accordo, che sottolinea il riconoscimento globale dell’urgenza e dell’importanza della lotta contro il cambiamento climatico.

Implementazione e impegno dei Paesi

Azioni Nazionali

Dall’adozione dell’Accordo di Parigi, i paesi hanno intrapreso misure diverse per rispettare i loro Contributi Nazionali Determinati (NDCs). Queste azioni includono:

  • Investimenti in energie rinnovabili: Molti paesi hanno aumentato gli investimenti in fonti di energia rinnovabile come il solare, l’eolico e l’idroelettrico.
  • Politiche per ridurre le emissioni di carbonio: Alcuni stati hanno introdotto tasse sul carbonio, normative per l’efficienza energetica, e incentivi per la riduzione delle emissioni nelle industrie.
  • Piani di adattamento al cambiamento climatico: Sono stati sviluppati piani nazionali per aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici, inclusi miglioramenti nell’agricoltura, nella gestione delle risorse idriche e nella protezione delle zone costiere.

Esempi specifici

  • Unione Europea: Ha stabilito obiettivi ambiziosi, come la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
  • Stati Uniti: Sotto l’amministrazione Biden, si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra del 50-52% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.
  • Cina: Ha annunciato l’obiettivo di raggiungere il picco delle emissioni di CO2 entro il 2030 e di ottenere la neutralità del carbonio entro il 2060.

Sfide nell’attuazione

Dipendenza dai combustibili fossili

La transizione da economie basate sui combustibili fossili è una delle maggiori sfide per molti paesi. La dipendenza da petrolio, carbone e gas naturale è radicata in molte economie, rendendo difficile un rapido passaggio alle energie rinnovabili.

Disparità economiche

I paesi in via di sviluppo affrontano sfide uniche, incluse risorse finanziarie limitate e infrastrutture meno sviluppate. Questo rende più difficile per loro implementare cambiamenti ampi e rapidi nelle loro politiche energetiche e climatiche.

Impatto della pandemia di COVID-19

La pandemia ha avuto un impatto significativo sull’economia globale, rallentando o addirittura invertendo alcuni progressi nella lotta contro il cambiamento climatico. Ha anche ridiretto l’attenzione e le risorse da iniziative ambientali a misure di emergenza per la salute pubblica.

Progressi e successi

Nonostante le sfide, ci sono stati progressi significativi in ​​alcuni settori:

  • Crescita delle energie rinnovabili: Si è assistito a una rapida espansione e a un calo dei costi delle tecnologie per le energie rinnovabili, rendendole più accessibili e attraenti.
  • Innovazioni tecnologiche: Progressi significativi sono stati fatti nell’efficienza energetica, nelle tecnologie di cattura del carbonio e in soluzioni sostenibili per l’industria e il trasporto.
  • Aumento della consapevolezza e dell’impegno Pubblico: C’è stata una crescente consapevolezza pubblica e impegno politico nel contrastare il cambiamento climatico, portando a iniziative più concertate in alcuni paesi.

Nelle prossime sezioni, esamineremo il finanziamento e il supporto fornito dall’Accordo di Parigi, il ruolo delle Conferenze delle Parti (COP) e le prospettive future.


Finanziamenti e supporto

Sostegno ai Paesi in via di sviluppo

Un aspetto fondamentale dell’Accordo di Parigi è il sostegno ai paesi in via di sviluppo per aiutarli a mitigare e adattarsi agli impatti del cambiamento climatico. Questo supporto si manifesta in diversi modi:

  • Finanziamento: Il Fondo Verde per il Clima, istituito dalle Nazioni Unite, è uno degli strumenti principali per fornire assistenza finanziaria ai paesi in via di sviluppo per progetti climatici.
  • Trasferimento Tecnologico: C’è un’enfasi sul trasferimento di tecnologie sostenibili e pulite ai paesi in via di sviluppo, aiutandoli a saltare tecnologie più inquinanti.
  • Sviluppo di Capacità: Programmi e iniziative sono stati avviati per migliorare le capacità dei paesi in via di sviluppo nell’attuare strategie climatiche efficaci.

Problemi di finanziamento

Nonostante gli impegni presi, il finanziamento promesso ai paesi in via di sviluppo non è sempre stato soddisfatto. Ciò ha limitato la capacità di alcuni paesi di attuare piani ambiziosi di riduzione delle emissioni e di adattamento al cambiamento climatico.

Le Conferenze delle Parti (COP)

Incontri annuali per valutare i progressi

Le COP sono incontri annuali delle parti dell’UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) che servono come piattaforma per valutare i progressi globali nell’affrontare il cambiamento climatico e per negoziare aggiornamenti agli impegni.

Ruolo cruciale delle COP

Questi incontri sono stati cruciali per mantenere l’Accordo di Parigi sulla giusta traiettoria. Durante le COP, i paesi discutono e negoziano aggiustamenti ai loro NDCs, condividono best practices e cercano soluzioni comuni a sfide condivise.

COP26 a Glasgow

Per esempio, la COP26 a Glasgow nel 2021 ha visto importanti discussioni sul rafforzamento degli obiettivi climatici, con un focus sulla necessità di azioni più rapide e ambiziose per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Prospettive future

Rafforzamento dei NDCs

Guardando al futuro, l’Accordo di Parigi richiederà un rafforzamento continuo degli NDCs per rimanere in linea con gli obiettivi di limitazione del riscaldamento globale. Ciò implica che i paesi dovranno aumentare i loro sforzi per ridurre le emissioni e accelerare la transizione verso economie a basse emissioni di carbonio.

Innovazione tecnologica e coinvolgimento del Settore Privato

L’innovazione tecnologica e il coinvolgimento del settore privato saranno fondamentali per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo. Tecnologie emergenti come l’energia rinnovabile, l’efficienza energetica, la mobilità elettrica e le soluzioni di cattura del carbonio svolgeranno un ruolo cruciale.

Importanza della collaborazione Internazionale

La collaborazione internazionale continua a essere un pilastro centrale dell’Accordo di Parigi. Il successo nel combattere il cambiamento climatico dipenderà dalla capacità dei paesi di lavorare insieme, condividere risorse e conoscenze e sostenersi a vicenda nelle sfide comuni.

Conclusioni

L’Accordo di Parigi ha avuto un impatto significativo sul dibattito e sull’azione climatica a livello globale. Nonostante le sfide e le disparità nell’attuazione, ha catalizzato innovazioni, politiche e un crescente impegno globale. Il futuro della lotta contro il cambiamento climatico dipenderà dall’efficacia con cui i paesi possono collaborare e implementare strategie sostenibili.

Analisi approfondita di aspetti specifici dell’Accordo di Parigi

Impatto sui Settori Economici

  • Energia: Il settore energetico è fondamentale per la transizione verso fonti a basso contenuto di carbonio. Paesi come la Germania e la Danimarca hanno mostrato leadership nel settore delle energie rinnovabili.
  • Trasporti: La transizione verso i veicoli elettrici e i sistemi di trasporto pubblico sostenibili è una priorità. La Norvegia, ad esempio, è leader nella diffusione dei veicoli elettrici.

Coinvolgimento della Società Civile

  • Organizzazioni Non Governative: ONG e gruppi ambientalisti hanno giocato un ruolo cruciale nell’informare il pubblico e nel fare pressione sui governi per azioni più decise.
  • Settore Privato: Aziende di tutto il mondo stanno adottando pratiche più sostenibili, guidate sia da obiettivi etici che dall’efficienza economica.

Sviluppi tecnologici

  • Energie rinnovabili: Tecnologie come i pannelli solari e le turbine eoliche stanno diventando più efficienti ed economiche.
  • Cattura e Stoccaggio del Carbonio (CCS): Sebbene ancora in fase di sviluppo, la CCS potrebbe svolgere un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni dai settori più difficili da decarbonizzare.

Sfide Politiche e Economiche

  • Equità e giustizia climatica: È fondamentale affrontare le disparità tra i paesi ricchi, responsabili della maggior parte delle emissioni storiche, e i paesi in via di sviluppo, che affrontano le conseguenze più gravi del cambiamento climatico.
  • Finanziamento climatico: L’adeguatezza e l’efficacia del finanziamento climatico rimangono una questione controversa, con paesi in via di sviluppo che richiedono più supporto.

Visione per il futuro

  • Obiettivi a lungo termine: La visione a lungo termine include il raggiungimento di zero emissioni nette a livello globale entro la metà del secolo, come stabilito dall’Accordo di Parigi.
  • Adattamento e resilienza: Oltre alla riduzione delle emissioni, un focus crescente è posto sull’adattamento ai cambiamenti climatici e sul rafforzamento della resilienza delle comunità e degli ecosistemi.

Conclusioni aggiuntive

Mentre l’Accordo di Parigi ha segnato un importante passo avanti nella lotta globale contro il cambiamento climatico, la strada da percorrere rimane lunga e complessa. Richiede un impegno senza precedenti da parte di tutti i settori della società: governi, imprese, società civile e individui. La realizzazione dei suoi obiettivi richiederà innovazione continua, cooperazione internazionale e una volontà collettiva di agire in modo tempestivo e decisivo.

Edilizia e Tecnologia.

Ricordiamo che la Tecnologia studia “i metodi ed i processi per arrivare ad un prodotto tecnologico”. Ogni edificio deve essere considerato un prodotto tecnologico perché soddisfa dei bisogni. Oltre a questo, lo studio dell’edilizia con un approccio tecnologico è importante per diversi motivi:

  1. Innovazione Tecnologica: L’edilizia è un settore in costante evoluzione, grazie all’introduzione di nuove tecnologie. Lo studio dell’edilizia a tecnologia consente di essere al passo con le innovazioni più recenti, che possono riguardare materiali più resistenti e sostenibili, nuovi metodi costruttivi, sistemi avanzati di gestione dell’energia e molto altro.
  2. Efficienza e Sicurezza: Le tecnologie moderne possono migliorare l’efficienza del processo edilizio, riducendo tempi e costi. Inoltre, nuovi strumenti e metodi possono contribuire a migliorare la sicurezza sul cantiere e la salute dei lavoratori, riducendo il rischio di incidenti.
  3. Sostenibilità: L’edilizia sostenibile è diventata una priorità, data la crescente consapevolezza ambientale. Le tecnologie possono aiutare a progettare edifici che consumano meno energia, utilizzano materiali ecologici e riducono l’impatto ambientale.
  4. Progettazione Avanzata: Strumenti come il design assistito da computer (CAD) e la modellazione delle informazioni sull’edilizia (BIM) consentono ai professionisti dell’edilizia di creare progetti dettagliati e precisi, riducendo gli errori di progettazione e ottimizzando la costruzione.
  5. Gestione e Manutenzione: Le tecnologie possono agevolare la gestione degli edifici una volta completati. Sistemi di automazione, controllo degli impianti e monitoraggio remoto consentono un’efficace manutenzione e ottimizzazione delle prestazioni nel tempo.
  6. Adattamento ai Cambiamenti: Con le sfide come il cambiamento climatico, le tecnologie possono aiutare a progettare edifici in grado di adattarsi a nuove condizioni climatiche o ambientali.
  7. Globalizzazione e Connettività: Le tecnologie consentono la collaborazione tra professionisti edili in tutto il mondo, facilitando la condivisione di conoscenze, esperienze e best practice.
  8. Risposta alle Esigenze della Società: Le esigenze delle persone e della società cambiano nel tempo. Le tecnologie consentono di progettare edifici e infrastrutture che rispondano alle esigenze moderne, come spazi per il telelavoro, infrastrutture per la mobilità e molto altro.

In sintesi, lo studio dell’edilizia a tecnologia è essenziale per migliorare l’efficienza, la sostenibilità e l’adattabilità delle costruzioni, nonché per affrontare le sfide e le opportunità offerte dalla modernità.

Tecnica e Tecnologia.

Sono evidenti le enormi differenze che esistono tra le condizioni di vita degli uomini primitivi e quelle attuali. Ma come si è passati da un modo di vivere così disagiato e pericoloso, quale sicuramente era quello dei nostri antenati, alle tante comodità dei nostri giorni? Solo e semplicemente attraverso una lunghissima serie di scoperte ed invenzioni. Le tecniche sono i procedimenti mediante cui tali invenzioni e scoperte sono state fatte.

Il motivo per cui durante la scuola media studierai Tecnologia è quello di apprendere il metodo con cui tutte tali invenzioni e scoperte sono state fatte poiché la consapevolezza di tale metodo e e soprattutto la capacità di utilizzarlo è estremamente utile in moltissime situazioni di lavoro, di studio, di attività domestiche, cioè nella vita di tutti giorni.

Ma qual è questo metodo?

Per capire come si arriva a inventare qualcosa, prendiamo come esempio l’aeroplano, creato da Leonardo da Vinci che iniziò osservando attentamente il volo degli uccelli. Anche oggi possiamo vedere gli appunti e i disegni che fece durante questa fase di studio, conservati in diversi musei. L’osservazione è la prima fase di qualsiasi invenzione o scoperta e spesso riguarda la natura e ciò che ci circonda.

La seconda fase ossia quella dell’ideazione è decisamente più complessa

Nel esempio che abbiamo utilizzato, Leonardo ha avuto l’idea di creare una macchina che potesse permettere all’uomo di volare imitando il volo degli uccelli. Successivamente, ha fatto alcuni disegni che descrivono come la macchina sarebbe stata fatta, con l’indicazione dei materiali, dei pezzi e di come le varie parti sarebbero state collegate. Questa fase di progettazione costituisce la terza fase di ogni conquista. Infine, affinché l’invenzione o la scoperta possa essere utilizzata, è necessario che degli operai e dei tecnici seguano le istruzioni del progetto e costruiscano la macchina, nel nostro caso l’aeroplano. Questa fase finale è la realizzazione.

Se consideriamo che Leonardo da Vinci visse tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, e che il primo aereo che volò fu quello dei fratelli Wright nel 1903, si può notare che ci sono voluti circa 400 anni per passare dalla fase del progetto a quella della realizzazione. Per capire perché ci fu un ritardo così lungo, è necessario esaminare la struttura dell’aereo ideato da Leonardo. La struttura era in legno e ricoperta di tela, materiali che erano già noti e utilizzati al tempo. Tuttavia, per volare, un aereo ha bisogno di un’elica e di un motore per farla girare. Anche se l’uso dei metalli risale a epoche antiche come l’età del rame e l’età del ferro, perché non fu possibile costruire un motore all’epoca di Leonardo da Vinci?

Per diversi motivi. Il più semplice motivo è che allora tutti gli oggetti venivano costruiti a mano, come i metalli lavorati dal fabbro sull’incudine, e pertanto non potevano avere quella precisione e quella uniformità di dimensioni che richiede la realizzazione di una macchina complessa quale è un motore. Quando invece, alla fine del 1700, con la Rivoluzione Industriale si cominciarono a costruire gli oggetti con l’uso delle macchine fu possibile raggiungere la precisione richiesta e realizzare i motori che vennero utilizzati prima per le machine stesse, poi per mezzi di trasporto terrestri (locomotive) e navali ed infine anche per far volare gli aeroplani. Ma all’epoca di Leonardo non si conosceva neanche come alimentare questo motore. Come poteva girare l’elica? Con la sola energia data dalla forza dell’uomo? Sarebbe stato impossibile.

Tutta questa lunga spiegazione si può comunque riassumere affermando che ai tempi di Leonardo da Vinci la tecnologia dei metalli non era in grado di costruire un motore. La tecnologia è infatti la «scienza che studia la trasformazione delle materie prime in oggetti finiti». Precisando che si definisce risorsa naturale qualunque materiale che si trova spontaneamente in natura e che un oggetto finito è un oggetto pronto per essere usato.

Un esempio per capire cos’è la Tecnologia? Eccolo.

Immaginiamo di voler costruire una sedia di legno. La risorsa naturale è l’albero, la materia prima è ovviamente il legno e l’oggetto finito è la sedia su cui possiamo sederci. Per passare però dal legno che si trova ancora nell’albero alla sedia sono necessarie tutta una serie di operazioni, quali ricavare legno dall’albero, tagliarlo, piallarlo, incollarlo, assemblarlo. Di questo si occupa la tecnologia del legno.

Se invece la sedia deve essere di metallo la materia prima è, ad esempio, i ferro e le operazioni da compiere per arrivare all’oggetto finito sono completamente diverse poiché si tratterà di estrarre il metallo dai suoi minerali, fonderlo, saldarlo, ecc. Di tali operazioni si occupa la tecnologia dei metalli.

Tecnologia! What’s this?

Tecnologia

Che cos’è questa materia di cui non ti sei mai occupato? Quali argomenti tratta? Che cosa ti insegnerà di nuovo?

Per te alunno di prima media, la Tencologia è una disciplina del tutto nuova, incontrata nella scuola elementare solo in modo sporadico attraverso le scienze, la geometria, il disegno.

Per conoscere gli argomenti generali che la Tecnologia affronta, occorre definire alcuni termini .

Con il termine tecnica si intende l’insieme dei metodi e dei mezzi che vengono impiegati nei vari processi produttivi per ottenere determinati risultati che, in pratica, sono i prodotti della tecnica.

Questa “nuova” materia ha la finalità di educarti a cogliere l’aspetto tecnico, tecnologico e produttivo di tutte le “cose” che l’uomo fabbrica per soddisfare i suoi innumerevoli e sempre crescenti “bisogni”.

La scienza e la tecnica sono nate come risposta ai bisogni dell’uomo: bisogno di conoscenza (perché e come avvengono i fenomeni intorno a noi) e bisogni di sopravvivenza (affrontare le sfide poste dall’ambinete e migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro, procurarsi il cibo, ripararsi dal freddo, trovare un luogo di rifugio, ecc.).

I bisogni hanno posto via via una serie di problemi che sono diventati parte della vita stessa dell’uomo.

Per trovare una soluzione a questi problemi, l’uomo ha progressivamente sviluppato tutti quegli aspetti che caratterizzano ancor oggi l’attività di ricerca scientifica e di elaborazione tecnica, o come diciamo oggi, tecnologica:

  • le capacità cognitive, cioè mentali, dell’essere umano;
  • la capacità di osservare la natura nella sua inesauribile varietà;
  • la possibilità di accumulare conoscenze e soprattutto di trasmetterle ai propri simili come patrimonio culturale acquisito;
  • le abilità di manipolare i materiali disponibili in natura per costruire strumenti e oggetti.

Visualizziamo i concetti utilizzando la mappa che segue:

La difficoltà superata o il bisogno soddisfatto quasi sempre sono diventate il punto di partenza per tentare di superare un altro ostacolo e per far nascere nuovi bisogni. Tanto più la vita si fa complessa, tanto più aumentano i bisogni e più grande è la spinta a  ricercare, ad inventare, a scoprire,… in un  susseguirsi continuo.

La tecnologia ha avuto un impatto significativo sulla società e sull’economia mondiale, influenzando praticamente tutti gli aspetti della vita umana. Ha reso possibile la comunicazione globale, la trasformazione dei processi produttivi, l’automazione dei lavori, la creazione di nuovi mercati e l’accelerazione della ricerca scientifica e tecnologica. Tuttavia, la tecnologia può anche avere effetti negativi, come la dipendenza dalle tecnologie digitali, l’inquinamento ambientale e la disoccupazione derivante dall’automazione dei lavori.

Il calcestruzzo armato.

Il calcestruzzo armato è un materiale, composto da calcestruzzo e tondini di acciaio, che presenta una notevole resistenza alla compressione per cui è utilizzato per realizzare gran parte delle opere edili.

Il cemento armato, o più propriamente calcestruzzo armato, è uno dei materiali utilizzati per la realizzazione di opere civili sia nel settore delle infrastrutture e quindi: ponti, gallerie, dighe, strade, ferrovie, etc.; sia nel settore dell’edilizia e quindi edifici sia residenziali che industriali.

Materiale composito

Il calcestruzzo armato è un materiale composito e come tale costituito dall’unione di due elementi:

  • Calcestruzzo. Miscela di: legante, sabbia, ghiaia ed acqua.
  • Armatura. Tondini di acciaio (in percentuale molto contenuta se paragonata a quella del calcestruzzo) con diametro solitamente < 3 centimetri sagomati ed interconnessi sino a formare una sorta di gabbia.

L’armatura è annegata nel calcestruzzo fluido che a sua volta è contenuto in una sorta di stampo che è la cassaforma. Dopo il getto del cls (acronimo di calcestruzzo) la cassaforma va lasciata per circa 48/72 ore (a seconda della stagione, dell’areazione e di altri fattori), ovvero fino a quando il getto abbia conseguito una resistenza meccanica tale da garantire l’assorbimento delle sollecitazioni a cui la struttura è sottoposta subito dopo il disarmo. A questo punto la cassaforma perde la sua funzione e può essere rimossa perché la struttura è ormai in grado di autoportarsi. Fino ad un po’ di tempo fa l’unico modo per costruire un muro in c.a era attraverso delle casseforme in legno, al cui interno erano già predisposti i ferri e le staffe della rete metallica, per trattenere il calcestruzzo al momento della gettata. Il legno infatti è sempre stato un materiale semplice da lavorare e da sagomare, leggero da manovrare in cantiere e traspirante. Tuttavia ha lo svantaggio di non poter essere utilizzato per più di due o quattro volte in quanto si impregna e perde il suo potere traspirante.
A partire dalla metà del Novecento si sono cominciati a sviluppare nuovi sistemi di casseforme con l’obiettivo di industrializzare il cantiere ed aumentarne l’efficienza produttiva. Anche i materiali per le casseforme sono aumentati infatti oggi si possono realizzare con pannelli metallici, pannelli a base di polistirolo espanso o altri materiali.

Casseforme in legno
Casseforme in PVC
Casseforme riutilizzabili

Il cemento armato nasce dall’esigenza di dover aumentare la resistenza agli sforzi di trazione del calcestruzzo che di base già possiede una ottima resistenza alla compressione. Si sviluppa così l’idea di inserire, ove necessario, all’interno della miscela, tondini di acciaio (materiale con ottima resistenza alla trazione). La perfetta aderenza tra il calcestruzzo e le barrette di acciaio fa si che le sollecitazioni di trazione interne al calcestruzzo si trasferiscano totalmente allo scheletro in metallo che le neutralizza, mentre quelle di compressione saranno sopportate dalla massa del calcestruzzo stesso.

Tondini ad aderenza miglioarata.

Per aumentare l’aderenza del calcestruzzo all’armatura si utilizzano dei tondini non perfettamente lisci ma con risalti in superficie.

Non esiste una formula precisa della composizione del calcestruzzo che dipende dalla quantità e qualità dei materiali.

Comunque sia le proporzioni che mediamente sono più utilizzate per preparare un metro cubo di calcestruzzo per usi comuni quali preparazioni di un massetto o getto di una muratura (rapporto acqua/cemento=0,4) sono:

  • Cemento 300 Kg.
  • Acqua 120 litri pari a 120 Kg.
  • Sabbia 0,4 metri cubi.
  • Ghiaia 0,8 metri cubi.

I materiali che costituiscono l’impasto iniziale del calcestruzzo influenzano le caratteristiche finali del calcestruzzo indurito e quindi il suo utilizzo.

I materiali che costituiscono l’impasto iniziale del calcestruzzo influenzano le caratteristiche finali del calcestruzzo indurito e quindi il suo utilizzo.

Vediamo nel dettaglio:

  • Cemento: il legante idraulico che costituisce il componente attivo del calcestruzzo.
  • Acqua. L’acqua, combinandosi con il cemento nel fenomeno dell’idratazione, da luogo alla “presa” che trasforma l’impasto in una massa solida. Tuttavia l’acqua deve svolgere anche la funzione di lubrificante nell’impasto, rendendolo sufficientemente fluido da essere lavorabile. Per questo motivo l’acqua impiegata nell’impasto deve essere in quantità superiore a quella strettamente necessaria per l’idratazione del cemento. Peraltro si deve tenere presente che all’aumentare dell’eccesso di acqua peggiorano sensibilmente le caratteristiche meccaniche del calcestruzzo.  L’acqua da usare nell’impasto deve essere il più possibile pura, quando è possibile si consiglia quindi l’uso di acqua potabile. In particolare devono essere evitate acque contenenti percentuali elevate di solfati e le acque contenenti rifiuti di origine organica o chimica. La presenza di impurità infatti interferisce con la presa, provocando una riduzione della resistenza del conglomerato.
  • Inerti. Sono materiali minerali granulari di origine rocciosa aventi differenti diametri. Gli inerti più comunemente utilizzati per la preparazione del calcestruzzo sono:
    • Sabbia ossia roccia sedimentaria sciolta con granuli di dimensioni comprese tra 0,06 mm e 4 mm;
    • Ghiaia ossia roccia frantumata e arrotondata naturalmente per effetto dell’erosione con dimensioni variabili tra 4 e 40 mm;
    • Pietrisco ovvero roccia frantumata artificialmente di dimensioni variabili tra i 5 e i 50 mm.

Nella preparazione dell’impasto di base del calcestruzzo la granulometria va sapientemente miscelata tra fine e grossolana allo scopo di riempire il più possibile gli spazi tra elementi contigui e ridurre quanto più è possibile il volume dei vuoti che mina la resistenza meccanica del calcestruzzo indurito.

Se gli inerti fossero composti da granuli della stessa misura, nella massa del calcestruzzo si avrebbero numerosi vuoti, che solo in parte potrebbero essere occupati dal cemento.

  • Additivi. Non sempre sono presenti. Quando fanno parte dell’impasto hanno il compito di migliorare alcune sue prestazioni sia quando esso è fluido sia quando è indurito.

Il calcestruzzo armato può essere realizzato:

  • in fabbrica come moduli prefabbricati (pilastri, solai, panelli di pareti, etc.) che saranno poi assemblati sul luogo della costruzione;
  • in cantiere ossia direttamente sul luogo della costruzione con una gettata del calcestruzzo nella cassaforma in cui si è precedentemente montata l’armatura.

E’ evidente che il materiale realizzato in cantiere ha un controllo delle caratteristiche più approssimato di quello dei moduli prefabbricati.

Si ricorre ai moduli prefabbricati ad esempio quando le condizioni climatiche possono essere tali da pregiudicare il meccanismo di presa ed indurimento del calcestruzzo (esempio temperature inferiori ai -5°C) o quando la struttura da realizzare richiede un preciso controllo delle quantità dei suoi componenti.

La sinergia tra calcestruzzo e armatura in acciaio conferiscono al cemento armato una varietà di proprietà meccaniche e fisiche tali da renderlo il materiale più utilizzato in edilizia.

Le sue caratteristiche più comuni sono:

  • Buona resistenza delle opere con esso realizzate alle varie tipologie di sollecitazioni strutturali a cui potranno essere sottoposte e quindi resistenza alle sollecitazioni di compressione e trazione, ma anche resistenza a flessione e torsione;
  • Ottima durabilità delle strutture con esso realizzate. Per un certo tempo si è addirittura pensato che esse fossero indistruttibili. In realtà anche il calcestruzzo armato subisce l’attacco chimico dei sali contenuti nell’acqua, degli inquinanti atmosferici, dalla salsedine marina, etc., fattori che a lungo andare tenderanno a disgregarlo. Condizione indispensabile per una sua buona durata è che i ferri dell’armatura siano completamente ricoperti dall’impasto di calcestruzzo. Infatti, quando detta copertura è imperfetta l’armatura metallica tenderà ad ossidarsi (la ruggine). Il processo di ossidazione determina un aumento del suo volume e la condizione induce tensioni nella struttura che tenderà a disgregarsi.
  • Buona resistenza al fuoco. Il calcestruzzo armato ha una ottima resistenza al fuoco.
  • Buona monoliticità delle strutture realizzate. Una volta che è trascorso il periodo di stagionatura minima che è di 28 giorni il calcestruzzo armato assume una compattezza simile a quella di un unico blocco di roccia dotato di elevata durezza.
  • Possibilità di realizzare strutture con forme scarsamente vincolate. La fluidità del calcestruzzo appena impastato e la possibilità di poter sagomare a piacimento casseforme e tondini della gabbia consentono di realizzare strutture con linee particolarmente ardite.

  • Facile reperibilità ed economicità dei componenti elementari del calcestruzzo armato (cemento di Portland, sabbia, ghiaia, tondini di acciaio).
  • Relativa facilità e rapidità nell’esecuzione anche in ambienti difficili ed utilizzando mano d’opera non eccessivamente specializzata.

Tutte le caratteristiche fin qui elencate costituiscono i vantaggi del cemento armato rispetto agli altri materiali di costruzione equivalenti.

Tuttavia ad  esse bisogna aggiungere le rimanenti caratteristiche che costituiscono i contro e precisamente:

  • Peso elevato. Il calcestruzzo armato ha un peso specifico consistente e quindi per poter soddisfare alle prestazioni desiderate le strutture dovranno avere un peso consistente.
  • Isolamento termoacustico scadente. Il cemento armato come il calcestruzzo ha scarsa attitudine a bloccare i flussi di calore che lo attraversano ed attenuare/bloccare le onde sonore.
  • E’ poroso e teme l’umidità di risalita per capillarità e pertanto se le strutture realizzate (fondamenta, pilastri, solai) poggiano su terreni interessati da falde acquifere o eccessivamente umidi richiedono interventi impermeabilizzanti con cemento osmotico.
  • Calcolo progettuale delle strutture non semplice e comunque, per ottemperanza alle norme, a cura di tecnici abilitati.
  • Difficoltà di smaltimento ed eventuale recupero dei componenti di base alla demolizione della struttura.

Come si è già accennato il calcestruzzo armato è largamente utilizzato in edilizia soprattutto quando si è iniziato a costruire con dei precisi canoni per contrastare i possibili effetti di eventuali terremoti. È talmente tanto usato che è possibile affermare che praticamente non esiste costruzione che non abbia almeno una parte, seppure piccola, realizzata con esso. A mo’ di esempio riporto solo alcuni degli utilizzi più comuni: